LA CANDELORA E SAN BIAGIO A FONTEVECCHIA


LA CANDELORA E SAN BIAGIO A FONTEVECCHIA

LA CANDELORA E SAN BIAGIO

A FONTEVECCHIA

Domenica 2 febbraio 2025 h. 10,30 - Info: 331/6796820



Canestrello taralli e candele
Un canestro con i taralli, dolci all’anice devozionali, e, accanto, le candele benedette, che verranno utilizzate per il rito della benedizione della gola. Torna domenica 2 febbraio, il rito della Candelora nel Borgo Case Troiano, dove, come vuole la tradizione, verrà allestito l’altare popolare con l’antica coperta abruzzese, canestro con candele e i classici taralli all’anice e con lo zucchero per la candelora, festa sentita dal popolo soprattutto nelle campagne e nei centri rurali come ricorda l’Associazione Fontevecchia. (foto 1 benedizione gola)
Santino San Biagio Vescovo con preghiera

I taralli di San Biagio, particolarmente diffusi nel pescarese, vengono preparati con devozione dalle massaie abruzzesi, e, portati in Chiesa per essere benedetti nel giorno dedicato al Santo. Ne esistono varianti dolci e salate, essenziale è però la loro forma a ciambella che ricorda simbolicamente la gola, di cui San Biagio è protettore.

I taralli benedetti durante le funzioni religiose del 3 febbraio, vengono distribuiti a parenti ed amici perché possano consumarli e ricevere la protezione del Santo. Un tempo erano considerati miracolosi per la guarigione del gozzo, ossia l’ingrossamento della tiroide. (foto 2 canestro taralli e candele)

Cranio San Biagio

San Biagio, medico e vescovo di Sebaste, in Asia Minore, essendosi rifiutato di rinunciare alle fede cristiana, morì decapitato nel 316 dopo essere stato straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Durante la prigionia salvò miracolosamente un giovane a cui si era conficcata una lisca di pesce in gola, per cui è venerato come protettore di tutte le affezioni legate alla gola e dei lanai in ricordo del suo martirio.

Chiavi reliquiario Penne

In Abruzzo, nel giorno di San Biagio, detto "Lu garehazzùte" (da gargarozzo, gola), soprattutto nelle zone montane e nelle campagne è tradizione recitare il detto "Per San Biagio, il Mitrato, il freddo è andato" come auspicio per la fine del freddo invernale e l'arrivo dei primi tepori della primavera. (foto 3 santino)

Giualianova: reliquiario di San Biagio

La Candelora e il culto di San Biagio sono fortemente sentiti in Abruzzo, tanto che è il patrono di Alanno, Bussi e Castiglione a Casauria, solo nella provincia di Pescara. Senza dimenticare che a Penne è venerato il cranio del santo, fa parte del Tesoro di S. Domenico ed è custodito dietro l'altare maggiore. Contiene una calotta lavorata che ospita il cranio di S. Biagio (foto 4 cranio San Biagio). Per accedere alla reliquia occorrono sette chiavi, tutte d'epoca, che una volta erano in mani diverse: una era dei frati, due del magistrato e quattro di altrettanti gentiluomini della Città (foto 5 chiavi San Biagio). Nel duomo di San Flaviano a Giulianova è conservato il braccio di San Biagio, racchiuso in un reliquario d’argento realizzato a forma di braccio benedicente e con una palma tra le dita, simbolo del martirio del 1394 (foto 6 reliquiario braccio). E la tradizione della festa è diffusa anche a Taranta Peligna, dove si preparano le ‘panicelle’, ossia i pani a forma di mano che vengono distribuiti tra i cittadini, e, infine, a Lettomanoppello.

Altare di San Biagio

Anche Fontevecchia ha sempre onorato la ricorrenza del Santo protettore della gola, rispettando un rito semplice, ma ben radicato per la festa, denominata ‘Biasciora’. Durante la giornata viene allestito, dentro uno dei fondaci del borgo, un altare con i classici taralli benedetti (foto 7 – Altare di San Biagio). Accanto al cesto devozionale vengono posizionate le candele bianche, anch’esse benedette nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, festa popolare della Purificazione della Beata Vergine Maria e che ricorda anche la presentazione al Tempio di Gesù. Solitamente i ceri vengono utilizzati proprio il 2 febbraio nella processione che precede la Messa, dove la candela è il simbolo di Cristo ‘luce per illuminare le genti’(foto 8benedizione).

Benedizione taralli acqua e candele

Biagio era un pover'uomo e aveva un cuore ricco di sentimenti caritatevoli. Tutti i giorni si recava i chiesa e diceva a Gesù Cristo: "Gesù Cristo mio, perché non mi dai un po' di roba? Vorrei aiutare la povera gente. Il 3 di febbraio andò alla chiesa a fare la solita preghiera; e non appena l'ebbe finita, gli comparve Gesù Cristo, che stese la mano, allungò l'indice e glielo passò sulla gola. Poi scomparve. Ritornando a casa, per via intese un lamento. Biagio disse fra sé: "Voglio vedere che sarà". Entrò in una casetta e trovò una bambina malata di gola, che non poteva quasi più respirare. Biagio volle tastare la gola col dito...La bambina gettò un grido di gioia...Era guarita! Biagio così fece tanto bene alla povera gente. Quando morì, fu santificato e divenne il protettore dei malati di gola. I devoti di San Biagio usavano andare dai malati di gola e prendendo loro il polso con l'indice ed il pollice pronunciavano le parole "Gliutte, gliutte!" (Inghiotti, inghiotti)... così il malato provava ad inghiottire mentre il devoto con il pollice gli segnava tante croci nel polso per poi stringerlo ancora premendolo con forza e pronunciando questa litania:

"Sante Biasce, de nove fratelle,
E de nove remaste a otto,
E de otto remaste a sette,
E de sette remaste a sei,
E de sei remaste a cinche,
E de cinche remaste a quattre,
E de quattre remaste a tre,
E de tre remaste a da',
E de du' remaste a une:
Sante Biasce, squaglie ste cagliune !"

L' operazione si ripeteva per nove volte, e si concludeva dicendo:

"Ji te segne e Die te sane." 
( San Biagio, di nove fratelli,
E di nove rimasti a otto,
E di otto rimasti a sette ec. ec.
San Biagio, squaglia queste ghiandole!
Io ti segno - ti faccio il segno della croce - e Iddio ti sani)

A Pianella, nel Pescarese, invece, si recita la seguente filastrocca:

“Curre curre Cannelore
cà mò arrohue Biasciòle,
se ce nongue e se ce piove
stome ‘mmézze a lu huérne ‘bbone,
se ce sta lu soletille
stome ‘mmézze a vernarille,
se ce sta lu sole ‘bbone
da li ‘mmérne stome fore”.

Cesto di taralli e candele

Nel giorno di San Biagio le stesse candele vengono utilizzate per il rito della benedizione della gola così come a Lanciano, in provincia di Chieti, nell’omonima e antica chiesa. Al termine della giornata vengono portate a casa, una per famiglia, dove vengono conservate e accese per invocare la protezione divina durante i temporali, le grandinate e altri eventi a tutela di chi potrebbe trovarsi in condizioni di pericolo. E infatti ogni famiglia, domenica, porterà nella propria casa un tarallo e una candela. Come sempre obiettivo dell’Associazione Fontevecchia è quello di ricercare e riportare alla luce antichi usi e costumi, tradizioni talvolta smarrite e che invece avevano un grande significato, rituale oltre che religioso, per i nostri nonni. (foto 9 cesto di taralli e candele)



Fonti:

Usi abruzzesi di Antonio De Nino, 1879
Abruzzoturismo.it
Candido Greco, da Splendore nell'Abruzzo Pennese, calendario del 1985
Parolamente.it, da San Biagio leggende e tradizioni in Abruzzo di Remo di Leonardo
San Biagio in Abruzzo, Rocco Carabba Editore
Abruzzo.no a cura di Venusia Vinciguerra
Gelsumino.it, L’Aria di Penne

Immagini:

Archivio fotografico Fontevecchia
Myriam arte sacra (santino)



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Il comitato per la costituzione dell’Associazione Fontevecchia si forma nel 2010 ed è parte attiva della società civile con interventi relativi all’ambiente, mobilità, saperi e integrazione. Lo scopo dell’associazione, oltre la tutela delle tradizioni, del territorio e la riqualificazione estetica del borgo nato nel 1600, si articola su un ampio raggio di interventi.